Pubblichiamo la seconda parte della traduzione del quarto capitolo di “The Idea” di Nick Heath – Just Book Publishing. Traduzione di Lona Lenti. La prima parte è stata pubblicata sul n.18.
Dopo che Marx fu convinto da Moll che la maggior parte del gruppo di Londra aveva rotto con le idee di Weitling, su iniziativa della commissione di Bruxelles fu convocato un congresso. Da parte sua Engels, attivo nella commissione di Parigi, usò tutte le astuzie di un politico per convincere quelli che non avevano completamente rotto con Weitling. Weitling fu dipinto come un “reazionario” e accusato falsamente di non aver scritto i suoi libri da solo. Nei suoi resoconti a Marx è evidente tutto il disprezzo di questi due per i lavoratori con costanti riferimenti a “quegli stupidi” “quegli asini” “quegli stupidi lavoratori che credono ogni cosa” con la loro “sonnolenza e piccola gelosia”. Secondo le parole di Engels, egli fu in grado di “sopraffare” alcuni e “imbambolare” gli altri. Engels poté così riferire che “i seguaci di Weitling rimasti, una piccola cricca di sarti, è sul punto di essere buttata fuori”.
Karl Grün fu il successivo ad essere preso di mira. Divulgatore delle idee di Proudhon in Germania, non era membro della Lega ma aveva un seguito nei suoi gruppi. Egli fu accusato di appropriazione indebita di 300 franchi su basi inconsistenti da Marx ed Engels. I seguaci di Grün spiegarono di aver raccolto il denaro da soli e di averlo considerato come un prestito. Dapprima Eisermann, “il capo dei seguaci di Grün” secondo Engels, fu espulso seguito in pochi mesi dai più fidati seguaci. “Gli ultimi seguaci di Grün – un intera comune – sono stati buttati fuori” cantò Engels. Il risultato fu che trenta membri lasciarono la Lega nella sola Parigi. Solo due membri sopravvissero in un gruppo di Parigi. Le purghe della Lega si svolsero anche in Svizzera, ad Amburgo e a Lipsia, e ogni seguace di Weitling, Proudhon e Karl Grün fu espulso o costretto ad uscire.
Jonathan Sperber sottolinea che “le differenze ideologiche non spiegano completamente il vigore dell’attacco di Marx a Grün poiché nel lavoro di Grün sul socialismo francese e belga c’era molto di congeniale a Marx. Grün denunciò il regime liberale in Belgio come facilitatore dello sfruttamento capitalistico dei lavoratori, con il pretesto dei diritti civili; parlò della concentrazione del capitale e dell’impoverimento del proletariato; fu critico degli sforzi di Fourier e dei suoi seguaci per convincere i ricchi a finanziare i loro progetti socialisti. Grün chiese l’abolizione del lavoro salariato e sostenne la presa del potere da parte del proletariato, associò apertamente il socialismo con l’ateismo”.
La campagna contro Hess non andò altrettanto bene a Parigi. Engels riferì che “le chiacchiere di Moses producono un diavolo di confusione per me, e mi espongono alle più prolisse repliche da parte dei lavoratori. Interi incontri sono stati sprecati per questo, e non è nemmeno possibile sferrare un attacco decisivo a questa stantia assurdità”.
La Lega dei Giusti era stata decimata. Come rimarca Otto Rühle “Il risultato netto della visita fu che Engels, anche se aveva effettivamente posto fine all’influenza di Grün, aveva solo accresciuto la confusione, così che lo “Straubinger” non poteva più essere una recluta per quella lega comunista internazionale che Marx ed Engels speravano di fondare “ (Straubinger è il termine con cui Engels indicava gli operai itineranti).
Il congresso progettato si riunì a Londra nel 1847, senza la presenza di Marx, ma con la partecipazione di Engels. Ci furono pochi delegati. Nonostante ciò che dice Engels, la Lega dei Giusti non fu riorganizzata nella Lega dei Comunisti. La Lega dei Comunisti fu una nuova organizzazione.
La Lega dei Comunisti stabilì una costituzione e il suo primo paragrafo proclamava che “lo scopo della Lega è il rovesciamento della borghesia, il governo del proletariato, l’abolizione della vecchia società borghese basata sull’antagonismo di classe, e la creazione di una nuova società senza né classi né proprietà privata”. L’organizzazione era basata sul “centralismo democratico”, tutti i membri sono tenuti a adottare il comunismo e a conformarsi ai suoi obiettivi. I gruppi di membri, le cosiddette “comuni” erano l’unità di base della Lega. Questi si riunivano in distretti con i loro comitati. I distretti erano riuniti sotto il controllo di uno speciale “distretto guida”. Questi distretti guida rispondevano ad un comitato centrale.
Il comitato centrale stesso non era eletto dalla conferenza della Lega. I suoi poteri erano delegati al comitato distrettuale di ogni città nominata dalla Conferenza come sede del comitato centrale. Quindi, un distretto così designato avrebbe eletto un comitato centrale di almeno cinque membri.
Marx ed Engels affermano che la Lega dei Comunisti era l’erede diretta della Lega dei Giusti, e della precedente Lega dei Proscritti. Abbiamo visto che questo non è completamente vero. Essi danno anche l’impressione che la linea di queste organizzazioni fosse quella della centralizzazione. Ma la commissione centrale della Lega dei Giusti non solo era eletta ma anche strettamente controllata dai membri nel loro complesso. La costituzione originale della Lega dei Comunisti era simile, e Marx ed Engels hanno violato questa costituzione con l’istituzione del loro comitato centrale nel 1848. Questa misura era funzionale alla perpetuazione della cricca al comando.
Il congresso decise anche di lavorare ad un programma per la Lega, e ogni distretto doveva offrire il proprio progetto al prossimo congresso. Inoltre, doveva essere prodotto un documento. È apparsa una sola edizione pionieristica della Kommunistische Zeitschrift (Rivista Comunista). Questa fu la prima rivista che si definì apertamente comunista nella testata. Fu scritta soprattutto dai membri londinesi della Lega. Argomentò correttamente contro Cabet, che stava incoraggiando la gente a emigrare in America per fondare laggiù colonie comuniste. La rivista spingeva i lettori a rimanere in Europa e a lottare per l’instaurazione del comunismo qui. La rivista inoltre distingueva il proprio comunismo da quello di Weitling e dei gruppi francesi.
Alla fine del 1847 si tenne un secondo congresso e questa volta Marx fu presente. Ci furono giorni di violente contrapposizioni sul programma (sembra che sia Engels che Marx avessero redatto proposte separate). Il gruppo di Parigi aveva incaricato Hess di scrivere un testo, approvato da una larga maggioranza. Come membro del comitato, Engels fece in modo che il proprio testo, e non quello di Hess, fosse inviato a Londra contraddicendo il voto degli aderenti e come ammise Engels “alle loro spalle”. “Ma naturalmente non deve accorgersene nessuno, altrimenti verremo deposti e si scatenerà un’empia battaglia”. La maggioranza del congresso fu convinta alla fine ad accettare le proposte di Marx ed Engels e Marx fu incaricato dal congresso di scrivere un manifesto in nome della Lega.
Va osservato che il manifesto commissionato dalla Lega richiese molto tempo per la stesura. Schapper e i suoi collaboratori come membri del comitato centrale dovettero scrivere a Marx con rabbia “Se il Manifesto del Partito Comunista non ci arriverà prima di giovedì 1o febbraio, ulteriori misure saranno prese contro di lei”.
Marx ed Engels argomentano nel Manifesto per una rivoluzione della classe lavoratrice a tappe. Il potere politico dovrebbe essere conquistato, tutte le banche dovrebbero essere riunite in una banca di stato e i mezzi di produzione, trasporto e credito dovrebbero pure essere controllati dallo stato. Come avrebbe commentato Bakunin in seguito: “Questa rivoluzione consisterà nell’espropriazione, pacifica o violenta, dei proprietari terrieri e capitalisti attuali e nell’appropriazione di tutta la terra e di tutti gli strumenti di capitale da parte dello stato che, in modo da poter adempiere alla sua grande missione economica e politica, necessariamente deve essere molto potente e fortemente concentrato. Lo stato amministrerà e dirigerà la coltivazione della terra per mezzo di ingegneri incaricati comandanti armate di lavoratori dei campi, organizzati e disciplinati per questa coltivazione. Allo stesso tempo, sulle rovine di tutte le banche esistenti si istituirà una singola banca, socio dormiente di ogni lavoro e di ogni commercio della nazione”.
Va precisato che il Manifesto non dovrebbe essere visto come un’opera di Marx ed Engels nella sua interezza, visto che può essere riconosciuto il contributo di altri membri della Lega, soprattutto Karl Schapper. Nei primi mesi del 1848 Marx fu un entusiastico sostenitore della parte della borghesia che si batteva per i diritti democratici. Nello stesso tempo, disprezzava i leader democratici, a differenza di altri membri della Lega, che ammiravano il loro eroismo e le loro capacità militari (vedi Lattek). Egli ruppe col dottor Andreas Gottschalk e il suo raggruppamento Associazione dei lavoratori di Colonia che operavano per separare il proletariato dal campo della borghesia democratica (Gottschalk e compagni erano membri della Lega dei Comunisti). Marx accusò questo gruppo di isolarsi dalla lotta. L’agitazione di Gottschalk e del suo circolo aveva accresciuto le dimensioni dell’Associazione dei lavoratori fino a 5.000 membri. Trovatosi in minoranza, Marx prima di tutto sciolse il Comitato Centrale. Nonostante il gruppo di Colonia fosse una sezione della Lega dei Comunisti, mise su un‘organizzazione rivale, l’Associazione Democratica, e lanciò una campagna per l’elezione al parlamento di Francoforte, sostenendo un dubbio candidato di sinistra. Nel giugno dello stesso anno, Marx ed Engels misero su un quotidiano, la Neue Rheinische Zeitung, organo della democrazia. Mentre prima si definivano comunisti, Marx e i suoi collaboratori ora si definivano “noialtri democratici”. Loro sostenevano un fronte unito tra la borghesia e il proletariato, fintanto che la prima rimanesse sulla via “rivoluzionaria”, in altre parole finché si battevano per una società democratica. Non c’era neanche una parola sull’antagonismo tra la democrazia della borghesia e il comunismo del proletariato, e niente sui problemi immediati dei lavoratori come il giornale dell’Associazione dei Lavoratori si era affrettato a sottolineare. Infatti, le parole “comunista” o “comunistico”, “socialista” o “socialistico” non apparvero nemmeno una volta in qualche articolo della NRZ. Durante tutto questo, la Lega dei Comunisti fu abbandonata e lasciata fallire.
Come disse Marx in un articolo sul giornale (22 gennaio 1849) “La rivoluzione deve essere prima di tutto una rivoluzione guidata dalla borghesia. La rivoluzione del proletariato sarà possibile solo dopo che l’economia capitalista ha creato le condizioni”. Gottschalk rispose sul suo giornale Freiheit, Arbeit (Libertà, Lavoro): “Dobbiamo, dopo essere sfuggiti all’inferno del Medio Evo, gettarci volontariamente nel purgatorio del decrepito potere capitalista?”.
Arrivò a dire “Non siete mai stati seri riguardo all’emancipazione degli oppressi. La miseria dell’operaio, la fame del povero ha per voi solo un interesse scientifico, dottrinario… Voi non credete nella rivolta del popolo lavoratore, la cui marea montante inizia già a preparare la distruzione del capitale, non credete alla permanenza della rivoluzione, non credete nemmeno alla rivoluzione”.
Le critiche di Gottschalk furono state accolte con favore dagli operai tedeschi.
Secondo quanto dice Hunt, “Gottschalk era insolitamente incoerente e vacillante nelle sue opinioni politiche e sarebbe passato dalla rivoluzione permanente al socialismo monarchico nel giro di poche settimane, ma la sua popolarità e la sua vicinanza alle classi operaie di Colonia lo rendono un buon segnalatore dei loro sentimenti”. Gottschalk fu vicino alle idee di Hess e Grün. Privo della nozione di lotta di classe, credeva in una transizione pacifica al comunismo. Nonostante ciò, la sua posizione faccia a faccia con un fronte unito con la borghesia progressiva lo mise in rotta di collisione con Marx.